Tutto è iniziato il 15 febbraio 2011. Oggi, dopo due figli e tantissimi giga archiviati tra foto e file grafici, mi ritrovo a raccontare la mia vita da freelance su RaiNews24.
Io che mi faccio intervistare? Stare davanti a una telecamera e non dietro? Se sa volare solo chi osa farlo, io questa volta ho parlato di mammabollita a una giornalista facendole vedere il libro, i miei lavori grafici e fotografici. Mi hanno seguito anche durante un servizio fotografico a una ragazza con un bel pancione. Che volo! Che intervista su RaiNews24!
Nonostante la titubanza iniziale l’ho vista come un’opportunità per raccontarmi e per testimoniare le difficoltà di questa scelta. La vita da freelance è bella, ma faticosa! Districarsi nella burocrazia e scontrarsi con i non diritti e le mancate tutele è molto complicato, per questo bisogna comunicare questo grande disagio.
Molte volte non si nasce freelance, ma lo si diventa dopo aver lavorato per altri. Gianluca, clown di professione, dice che lavorare per gli altri non è così stimolante come lavorare per se stesso. Anche per me è stato così, io non volevo continuare a lavorare in un ufficio, volevo seguire i miei sogni. Quando mi sono dimessa ho proprio usato queste parole “seguire i miei sogni”. Isabella afferma convinta che non ha nessun ripensamento e Daniela dice con entusiasmo che l’essere freelance è una cosa bellissima, ma che l’Italia deve occuparsi di questa categoria in maniera seria.
Tanti problemi da affrontare da soli: la mia maternità in concomitanza dell’apertura della partita iva, la perdita dei clienti di Ugo, l’inadempienza dei clienti di Isabella e la malattia di Daniela. Il suo caso è molto importante perché è stata considerata una paziente e un lavoratrice di serie B. Per combattere tutto questo ha iniziato da sola uno sciopero contributivo.
Da questa situazione di incertezza sono nati coordinamenti, blog e associazioni come Acta che danno voce ai freelance. La Presidente di Acta Anna Soru sottolinea che l’Italia è indietro rispetto all’Europa perché non abbiamo ancora trattamenti di disoccupazione e un’adeguata tutela della malattia.
Cosa fare? Per esperienza ho trovato un grande supporto in Acta perché si batte con le armi giuste per i diritti dei freelance. Ha ottenuto vittorie, come il blocco dell’aliquota contributiva, ma tante sono ancora da affrontare.
Il servizio termina con un messaggio positivo, “tutto questo però non intacca la fiducia e l’ottimismo. Molti scelgono di essere freelance per essere liberi, seguire le passioni ed essere una risorsa per il paese”
È difficile, ma il mio sogno è più forte.