Dall’altra parte del mondo con le mani in pasta e la macchina fotografica al collo
Dal 1 al 7 ottobre 2016 ho partecipato con Elisabetta Corneo di Artefrolla al West Bund Food Festival di Shanghai.
Prima edizione di un evento dedicato al food con centinaia di espositori europei ed asiatici e 6 ristoranti italiani e francesi con Chef stellati. Un evento che ha avuto più di 60 mila visitatori e una forte visibilità in tutta la città.
Elisabetta mi ha chiamato un pomeriggio di agosto chiedendomi se volessi accompagnarla a una fiera. Dopo un mese e mezzo di “vacanza” con i bambini le ho detto subito di sì. Poi le ho chiesto quando e infine dove. Shanghai. Wow, non so nemmeno dove si trova.
Mission impossible: trasportare una torre di 2 metri a Shanghai
Sono seguite settimane intense in cui Elisabetta ha creato dal nulla una delle torri più alte di Shanghai, la Jin Mao Tower. Andavo a casa sua e scoprivo come si progetta e si sostiene un edificio del genere, mangiavo i pezzi rotti e provavo a pensare come avremmo potuto trasportarlo dall’altra parte del mondo. Sembrava incredibile vedere quei delicati 30 chili di pasta frolla alti più di 2 metri e pensarli tra le mani di scaricatori aeroportuali.
Elisabetta con la sua abilità è riuscita a rinchiudere il mostro, scusate, la torre in tre scatoloni pieni di ogni tipo di imballaggio, forse mancava solo un campo magnetico contro gli urti. La torre è arrivata intatta con solo qualche piccolo ritocco da sistemare che ha svettato al centro dello stand del West Bund Food Festival per tutta la sua durata.
Io con la divisa da cuoco addosso (quanto mi piaceva!) le ho fatto da assistente nella preparazione delle Artefrolle, nella gestione dei workshop e nel reportage video fotografico. Mi pulivo le mani dalla farina e iniziavo a riprendere tutta quella meraviglia che ci girava intorno.
I workshop al West Bund Food Festival
Bambini e adulti si stupivano nel vedere gli ingredienti trasformarsi prima in pasta e poi in piccole creazioni artistiche. Muniti di mattarello e farina iniziavano a creare le prime forme, i fiori, gli alberi e dopo la cottura prendevano vita casette e trenini. A volte c’era il sole che scaldava troppo la frolla, altre la pioggia che ci bagnava i tavoli e infine il vento che spazzava via tutto ciò che aveva un peso specifico inferiore al chilo. Cavarsela faceva parte del gioco! Nel bel mezzo della fiera e abbiamo visto e conosciuto tantissime persone anche se ogni tanto ci chiedevamo “Oggi abbiamo mangiato?”.
La lingua è stata una grande barriera, ma grazie alla cinesina Shelley e a tanti gesti e sorrisi, ce la siamo cavata. Io mi sono impegnata con la loro lingua e ho imparato la parola chiave per Artefrolla: Bǐnggān, biscotto.
Dopo anni ho ripreso un volo intercontinentale, cenato seduta a una tavolo senza controllare che del cibo finisse per terra, ballato e camminato fino a sentire il male ai piedi. Le 10 ore giornaliere in fiera sapevano solo di bella esperienza e non di lavoro. La testa era leggera e la voglia di fare totalizzante.
Prossima meta Elisabetta?
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